Meo Fusciuni è il poeta della profumeria.
E’ uno dei pochi artisti ad offrire creazioni così uniche, artisticamente elaborate, supportate da un senso estetico elaborato, da una visione della profumeria e dell’arte ben caratterizzata e consolidata ma al tempo stesso con un altissimo livello tecnico di composizione.

Meo si occupa di sogni – direi sempre e non solo in questo caso: un poeta non si occupa del trito realismo.
Nel caso di Sogni entriamo in punta di piedi in un sogno strettamente detto.
E’ un contesto onirico bellissimo perché conforta e consola; mi consola così tanto che questo gesto di amore mi commuove, quasi non meritassi questa carezza amorevole. Il sogno è ambientato in un contesto giapponese, molto amato da Meo, i cui riferimenti sono delicatamente suggeriti nello svolgimento dello stesso.
L’asciugatura del profumo corrisponde in modo tecnicamente mirabile allo svolgimento dello stesso.  Annusiamo il profumo appena spruzzato: siamo in procinto di entrare in un ryokan appena dopo che la pioggia è cessata.
Colpiscono i sentori di aghi di pino giapponese bagnati, con l’intensità tipica della natura che riavvia i suoi sentori forti e umidi solo dopo che la pioggia è cessata.
Arriva in sordina l’odore delicatamente legnoso dei tatami.
Il sogno si sviluppa, facendosi più intenso: il pino dell’esterno si affievolisce e ci troviamo all’interno della struttura, dove i tatami ricoprono completamente il pavimento.
Ci viene servito del riso caldo, come un abbraccio non invadente ma pieno di umiltà e semplicità.
Un sentore tostato e noccioloso mi ricorda il tè Genmaicha, fatto di tè verde mescolato con riso integrale tostato. A contrasto, una peonia rinfrescante e leggiadra quasi ci riporta allo stato di veglia. Si asciuga infine in un meraviglioso e inedito accordo legnoso, sostenuto da legno di Guaiaco ma soprattutto incenso, richiamando quindi il rituale kodo giapponese. La bellezza di questo profumo risiede in una complessità celata da una apparente naturalezza. Una naturalezza quasi casuale e transeunte, emozionale e melanconica. Un po’ il principio del wabi sabi, che celebra proprio la bellezza dell’imperfezione e dell’effimero.

Sogni rappresenta in una composizione olfattiva una selezione di haiku di Yasunari Kawabata, scrittore giapponese del secolo scorso, che mi hanno accompagnato nella scoperta e nel dispiegamento di questo profumo, grazie a delle bellissime cartoline che riproducono anche delle foto – sognanti ed emozionanti – di Meo stesso. Per me Sogni è un bellissimo viaggio mentale nelle terre dell’estremo oriente, ma non è un semplice viaggio fisico. E’ una restituzione dei valori estetici e spirituali di quelle terre. 
Non sono solo sentori rubati da una civiltà lontana: si tratta di un approccio gentile, rispettoso, di una comprensione filosofica della bellezza della Natura nel suo carattere impermanente, nell’emozione controllatissima, esaltante e melanconica, che scaturisce dal prendere atto della condizione passeggera e transeunte del tutto.

Alcune haiku che mi hanno toccato durante l’ascolto di Meo attraverso la sua opera Sogni:

Il tintinnio della luce,
la foglia cade,
senza parole aggiunte.
Ho sognato un labirinto dorato,
era il passato.

L’orlo del nulla è vicino,
i passi giapponesi
sono lontano,
accarezzo il gatto dal manto bianco.

Bellissimo profumo, 
uno dei più belli, piacevoli all’indosso e originali di questo anno.

Francesca Bianchi

 

Lascia un commento